Oltre L'Anamorfosi

... Sono gli anni in cui, assistente del professor Luciano Caldari, indaga profondamente nella natura dell 'uomo penetrando in profondita' nelle miserie della decadenza fisica e psichica degli anziani, ma nel contempo si arricchisce di esperienze di vita vissuta, di rapporti sinceri, capaci di segnare il futuro. Paganelli, inesauribile ricercatore, recuperando quel periodo, compie oggi un' ulteriore indagine sulla figura. Esemplifica un' umanita' che vive incertezze sempre piu' radicate e certezze in continuo slittamento. In tale contesto, guardando dentro "l' adesso", alla ricerca di grumi di senso che rendano meno instabile l' esistenza, il pittore approda a "deformazioni" della realta' quali antiche-nuove metafore dei nostri giorni e ad opere "aperte" e dinamiche capaci di raccogliere i germi del contemporaneo.
La serie delle Anamorfosi ricreano realta' distorte come paradigmi dell' oggi, rappresentazioni alterate che riflettono un momento storico particolare in cui la crisi abbraccia non soltanto l'economia ma anche gli idealismi, inclusi quelli religiosi, un tempo che vede guerre diffuse e la transumanza di interi popoli su un pianeta sempre piu' sofferente. Esse restituiscono false verita' ogni giorno professate nella totale mancanza di senso e vuoto filosofico. Figure umane o pseudo tali, di pietra o dipinte desunte direttamente dalla Storia dell'Arte (3) e/o da monumenti cesenati (4), elaborate al computer e poi tradotte sulla tela dalla mano dell' artista, richiamano esperienze che dalle origini al contemporaneo costellano i prodotti dell'uomo in ambito artistico (5). Paganelli, in una titanica impresa, col suo fare sembra voler cambiare le regole dell'ottica e della statica, nel tentativo di ricostruire e dare forza alla barcollante realta'. E' come se il pittore volesse proteggersi e proteggerci ponendo un filtro fra noi e il mondo concreto per renderlo meno doloroso, pur non abdicando a parlare di esso, in quanto lo indaga nelle sue svariate parti inventando un apposito linguaggio. All'ordine, oggi, si contrappone il disordine, al progetto per il futuro, l'indeterminatezza sociale e culturale.
Paganelli coraggiosamente e controcorrente inverte la rotta e controbatte con il recupero della figura, ma con dei gradi di negazione fortemente evidenti. Uomo mediato attraverso la scultura. Un' espressione pittorica che interagisce con un altro linguaggio dell'arte, la plastica, suggerendo eclettiche vie d' uscita. Campanelli d' allarme, costituiti da piccole fasce di puro colore, richiamano l' attenzione dell' astante distratto per indicare le diverse consistenze pittoriche e mostrare cio' che da lontano non si vede. La preparazione della tela con malte sintetiche produce effetti fortemente corposi di particolare interesse. La polimatericita' (6) genera una sorta di linea del tempo che si mostra attraverso la giustapposizione di supporti e tecniche diverse: l' affresco richiama antiche raffigurazioni, la pittura su tela sembra esprimere il contesto attuale, una definizione pittorica "aperta" e materiali plastici si rivolgono alle generazioni future, che, secondo l' artista, potranno, se vorranno, intervenire sul dipinto operando possibili e svariate soluzioni. Un connubio fra gestuale e una pittura piu' pensata. La pennellata sciolta, espressionista, e' quella dei "Calanchi" (7), delle terre dell'anima con cui il pittore indagava territori del dentro e del fuori; quella invece pensata e fortemente controllata si riferisce ai "Dittici" (8) dove Paganelli individuava cortocircuiti propri dell'arte. Quasi una totale assenza di colore sottolinea il forte bisogno di silenzio. E' un recupero di pezzi di Storia dell'Arte, di stili e di tecniche, di riferimenti storici del territorio e di emergenze artistiche. E' un recupero della figura, dell' uomo, della sua saggezza, che l'artista racconta mediante lo studio dei beni culturali. La pittura di Paganelli, cosi' asciutta e senza concedere nessun vezzo a formalismi estetizzanti, sembra suggerire, attraverso figure di pura pietra, un antico-nuovo percorso che vede l'uomo al centro della scena.
Ma e' con "Sospensione" ed "Estasi" che il pittore conquista fino in fondo una dimensione eroica della pittura recuperando sacralita' e senso come nelle antiche pale d' altare. "Sospensione", la grande opera che l' artista ha realizzato specificatamente per questa esposizione, esemplifica fortemente lo spirito della mostra. Due figure: la "Divina Indifferenza" che si oppone all'estremo moto di dolore del "Laocoonte". Due figure agli antipodi, la tensione muscolare del Laocoonte che cerca di salvare i propri figli (Antifate e Timbreo) e se stesso dai mostri marini (Porcete e Caribea) e la rappresentazione statica e algida della "Divina Indifferenza" di derivazione montaliana, che assiste alle tragedie del mondo senza scomporsi. Due atteggiamenti antitetici che l'artista unisce in una sintesi estrema; due immagini fortemente evocative che Paganelli dopo numerosissimi studi propone in mostra in un'unica opera che invade lo spazio espositivo e che sottende una partecipazione attiva del pubblico chiamato ad interagire con essa.
Il pittore, con un fare quasi religioso, costruendo l'opera, posiziona i supporti rettangolari, riporta il disegno su di essi, li campisce, li copre con strati spessi di malta, li dipinge nuovamente, li perfeziona, da' alle immagini dipinte volume e profondita' mediante colore e chiaro scuro, infine assembla le figure sospendendole a cavi sottili d'acciaio.(9) Materia corposa e colore sottile in un contesto tonale di grande qualita' si rapprendono fino a formare un unicum capace di richiamare alla mente le grandi opere degli antichi maestri. Manualita' raffinata ed elaborazione intellettuale sono elementi connotativi dell'essere umano che attraverso le proprie capacita' diviene generatore di "senso". La dimensione "gigante" dell'opera presuppone la volonta' dell' artista di mettere la figura umana, pur trasfigurata, deformata, pietrificata, divisa e confusa, ancora una volta, al centro della scena e le commessure fra le parti, che ne mitigano la monumentalita', la proiettano efficacemente nel presente. Penetrare all'interno dei pori della pelle, cercare nelle recondite pieghe della psiche dell'uomo, trovare quel tanto di ragionevolezza che basti per condurre un'esistenza degna dell'essere umano (10) sembra chiedere con forza l'artista mediante la sua opera. Le due grandi immagini, in antitesi fra loro, mescolandosi, generano una nuova opera sempre instabile e "confusa" che produce infinite forme e facce (11).
Nonostante la ricercata incoerenza e instabilita' visiva, quale paradigma dell' oggi, generata dal mescolarsi delle parti e dal moto dei singoli elementi, l'artista non rinuncia ad esercitare una volonta' di controllo, metafora dell'ingegno umano, che si esplica mediante la modularita' ortogonale di derivazione ippodamea (12). La maglia evidenzia una progettazione di impianto, garantisce un efficace governo sul caso ed e' un reverenziale omaggio ad alcune leggi della natura che dalla materia incoerente e amorfa generano cristalli dalle forme geometriche pure. "Sospensione", opera site specific, nel corso dell'inaugurazione sara' oggetto di un intervento da parte dell'artista che con gesto simbolico "liberera'" le parti. Dalla condizione originaria dei soggetti rappresentati, statica e leggibile si passa ad una instabile e caotica. Le due figure si mescolano visivamente, ma anche concettualmente.
Parti di "Laocoonte" o di "Divina Indifferenza" divengono parti del suo opposto e viceversa, dando origine a nuove e infinite immagini visive e mentali. Il nesso con precarieta', tematiche e complessita' del contemporaneo e' fortissimo ed evidente. L' azione dell' artista e' seguita da quella del pubblico che e' chiamato a ricomporre le figure per ritrovare l'impossibile "condizione originaria". In "Estasi", 1 e 2 l'ambiguita' dell'immagine, nei suoi significati simbolici e sociali, viene ulteriormente potenziata dal fenomeno della parallasse che si genera dalla costituzione intrinseca dell'opera. La figura, costruita su piu' piani trasparenti (di plexiglas), sembra spostarsi rispetto allo sfondo in funzione del punto di osservazione, generando infinite piccole variazioni e la sensazione in chi guarda di non completa comprensione dell'opera, alludendo cosi' alla difficolta' di conoscenza del presente. La reiterazione delle immagini variate solo nella componente cromatica, le tre coppie di colori complementari e il neutro, muove ulteriormente la ricerca di Paganelli anche verso materiali della Storia dell'Arte del secondo Novecento. Evidente il riferimento alla Pop Art di Andy Warhol, anche se Paganelli sostituisce ai soggetti di derivazione consumistica oggetti di origine classica propri della sua cultura e alla riproduzione "tecnico-digitale" dell' Opera d' Arte oppone il "fare manuale", in aperta antitesi con soluzioni che rendono l'uomo asservito ad avanzate tecnologie.
Il portato berniniano dell' "Estasi di Santa Teresa" con l' angelo che punta la lancia non al cuore, ma in altre parti del corpo della Santa, e' evidente e riporta l'opera di Paganelli nel solco di altre dimensioni. Cio' che sembra dolore impossibile da sopportare si rivela piacere iniziatico e fonte di nuove e proficue prassi. Le "Estasi" 1 e 2, oggetti visivi attraenti e volutamente ambigui, dove dolore o estremo piacere si confondono in una prolungatissima smorfia, catturano chi guarda spingendolo alla contemplazione. Ecco allora che il pittore non ha paura di avventurarsi in territori interdetti, in aree culturali ritenute proibite dai "contemporanei". Egli, rivolgendosi al mondo antico, non certo per nostalgia di un'eta' che non potra' piu' essere, recupera criteri e prassi, riafferma il valore del fare umano e contrasta la continua e crescente perdita di quell'aura propria dell'opera d'arte. In un mondo in cui la tecnica diviene il fine e non il mezzo e l'uomo confrontato ed assoggettato ad essa risulta sempre piu' inadeguato, ridare significato all'Arte e sacralita' alle immagini e' moderno e necessario. Occorre trasmutare il vile metallo in oro, mediante sapienti e remote alchimie, occorre riguardo per la Storia, per il ragionamento, per quei valori capaci di portare l' umanita' intera nel solco della tolleranza e del rispetto reciproco. Occorre andare verso lidi nei quali il vuoto di senso che invade spazio e tempo e' solo un ricordo. Occorre ridare "religiosita'" laica all'Arte mediante nuove-antiche prassi, asserisce con forza l'artista mediante le sue originalissime opere, capaci di donarci emozioni profonde e indicarci vie nelle quali Arte e immaginazione possano fecondare il presente.
Paolo Degli Angeli

NOTE
(1) Serie delle "spirali" prodotte nel 1980, realizzate in carta, plexiglas, cristalli di solfato di rame, vernici industriali e con tecniche pittoriche e plastiche.
(2) Gessi dell'Accademia, 1975, ritratti del padre, 1980 e di anziani del Roverella di Cesena, 1990.
(3) Apollo citaredo, Autore ignoto, eta' tardo-repubblicana da originale greco del V Sec. a. C., marmo, Roma. Artemide Brauronica, Artemide di Gabii, presunta copia romana della statua greca che Prassitele nel IV secolo a. C. scolpi' per il santuario dedicato ad Artemide Brauronia, posto nell' acropoli di Atene. Laocoonte, Agesandro, Atanodoro, Polidoro, datazioni oscillanti tra met del II secolo a.C. alla meta' del I secolo d. C., marmo, la statua fu ritrovata a Roma nel 1506, Roma. Nike di Samotracia, attribuita a Pitocrito, databile al 200-180 a.C. circa, marmo pario, Parigi. Bruto o Tirannicida, Michelangelo Buonarroti e Tiberio Calcagni, 1537, marmo, Firenze. Ratto di Proserpina, Gian Lorenzi Bernini, 1621-1622, marmo, Roma. Apollo e Dafne, Gian Lorenzi Bernini, 1622-1625, marmo, Roma. Mercurio, August Pajou, 1780, marmo, Parigi. Venere Italica, Antinio Canova, 1804-1812, marmo, Firenze. Busto di Canova, Antonio Canova, marmo, 1812, Possagno.
(4) Tritone, Fontana Masini, Cesena. Telamone, Cupola delle Basilica della Madonna del Monte, Cesena. Savio, Frontone del Teatro Alessandro Bonci, Cesena.
(5) Le piccole "Veneri" del paleolitico coi loro giganteschi e "sproporzionatissimi" seni e fianchi propiziavano eventi fecondi tralasciando i particolari di ogni altra parte del corpo. I manieristi italiani, allungando le figure e gli arti, sottolineavano la crisi di un'epoca. Hans Hlbein il Giovane inserisce nel quadro "Gli Ambasciatori" un incomprensibile oggetto, che visto da un punto di vista preciso risulta essere un teschio, per sottolineare il controllo scientifico del metodo di rappresentazione e Giulio Romano a Mantova, a "Palazzo Te", trasgredisce la regola, cambiando il passo alle colonne o traslando i triglifi dell'ordine dorico. A Bomarzo, l'architetto Pirro Ligorio propone mostri e edifici che sfidano le leggi della gravita'. E cosi' via via, fino al pittore di Dublino, Francis Bacon, che materializzava il suo disagio sulla tela rappresentando corrotte figure.
(6) Tela, legno, forex, plexiglas, vetro, acciaio, trucioli di metallo.
(7) Mostra personale "Calanchi", Galleria Carbonari, Cesena, 2011.
(8) Mostra personale "Dittici", Galleria Comunale d'Arte Ex Pescheria, 2013.
(9) Si veda il filmato in mostra o nel sito www.lucianopaganelli.it
(10) Ron Mueck, artista australiano, iperrealista, alla Biennale di Venezia del 2001 presenta un "Bambino Gigante" che costringe chi guarda ad interrogarsi sul destino dell'uomo e sulla vulnerabilita' della specie.
(11) Un omaggio, anche ai "Mobiles" del grande Alexander Calder che intorno agli anni 30 del Novecento con le sue sculture cinetiche occupava lo spazio in modo fortemente innovativo.
(12) Ippodamo da Mileto, 498 a.C. - 408 a.C., antesignano della pianificazione urbanistica a scacchiera.